martedì 12 ottobre 2010

ISTINTO PRIMORDIALE

Luca si alzò chiacchierando dalla poltrona e andò verso il tavolino di rattan per appoggiare la tazza da cui aveva appena bevuto una tisana.
Un movimento brusco della mano la fece però cadere sul pavimento.
Invece di raccogliere i cocci e tornare al suo posto accanto a Giorgia si mise a guardare la strada che spariva in un tornante proprio sotto la casa della nonna di lei, dove stavano pigramente trascorrendo la calda serata estiva.
Giorgia non si era accorta di nulla, ma qualcosa aveva distratto il suo amico.
Lui era un ragazzo simpatico e allegro, con un fisico atletico e un carattere forte.
<Ma cosa sta succedendo?> chiese preoccupato.
<Non capisco> fece lei.
Giorgia era una giovane di bell’aspetto, alta ed elegante, dai modi gentili.
<Si sta avvicinando un’auto ad una velocità folle, a giudicare dal rombo del motore> disse Luca.
La ragazza si sporse dal balcone per vedere meglio la scena.
Un camion coperto da un telone logoro iniziò a sbandare  nella curva e dopo una  brusca manovra si schiantò contro il muretto di protezione.
Durante il trambusto quasi tutto il carico si sparse sull’asfalto.
I due giovani si lanciarono incontro al veicolo per dare un primo soccorso all’autista, ma lui li sorprese e si avventò ferocemente verso di loro.
Con una rudimentale frusta, usata al pari di un’arma di distruzione, si lanciò all’attacco con una forza inaspettata, vista la corporatura esile e l’età avanzata.
Questo atteggiamento inspiegabile li mise in difficoltà, la sorpresa li bloccò per qualche istante, ma la loro superiorità era netta, soprattutto durante un corpo a corpo. Così, brandendo la più rudimentale delle armi, una pietra appuntita, si scagliarono contro il pazzo assalitore.
La furia con cui si difesero mutò in breve in attacco.
Li assalì un moto rabbioso e immediatamente si misero colpirlo con precisione e freddezza alla gola, in breve gli staccarono la testa, ma stranamente il sangue che li imbrattò era poco e fluido.
Appena terminata l’operazione si resero conto di aver commesso un omicidio, non più per legittima difesa, ma per punire rabbiosamente l’affronto dell’aggressione.
La ragione li mise immediatamente davanti all’evidenza: sicuramente nessuna attenuante sarebbe stata loro concessa per questo cruento delitto.
Dovevano liberarsi del corpo.
Giorgia, terrorizzata dalla propria reazione, prese in considerazione la possibilità di costituirsi e chiamare i carabinieri, Luca freddamente decise che sarebbe stato meglio bruciare il cadavere per eliminare le prove.
Il problema successivo era far sparire il camion.
Salendo sulla vettura, che era molto vecchia e cadente, la ragazza non riuscì a trovare i comandi di accensione delle luci e la retromarcia faticò ad ingranare, così pure la guida risultò più problematica del previsto.
Improvvisamente da sotto una coperta logora spuntò una bambina sporca e spaurita che tremava e non riusciva a capire il motivo di tutta quella confusione.
Cercò di camuffare il camion nel cortile e vedento le carabattole cadute  sparse ovunque, scatole, palloni, merce varia, si rese conto che era  impossibile ripulire la scena in poco tempo.
Ormai il pensiero dell’assassinio non era più al primo posto, ora la priorità era nascondere tutto ciò che poteva collegarli al delitto.
Salendo in casa sentirono delle voci in avvicinamento. Era Maria, un’amica di famiglia con la figlia Daniela.
La tensione era al massimo e cercando una via di fuga urtarono qualcosa.
Era la piccola orfana che stava cercando un rifugio.
Ormai lontani i due si fermarono per un attimo.
<Sicuramente avranno già dato l’allarme. Dobbiamo fare in modo di allontanarci il più possibile> disse il giovane.
<Dimmi che non è successo a noi, dimmi che è tutto un incubo!> esclamò la ragazza.
La sua mente iniziava solo in quel momento ad elaborare l’accaduto.
<Mi chiedo com’è possibile che due persone come noi si siano lasciate andare ad un gesto così crudele!>
<Giorgia, lascia fare a me, non ti preoccupare, saremo presto fuori da questa situazione, è stato tutto un tremendo errore!> rispose lui.
Le ore trascorsero veloci, non lasciando il tempo per riflettere, il loro unico pensiero era la fuga.
Non essendo criminali il cervello non riusciva a guidarli, distratto dal senso di colpa, e impacciati continuarono a inciampare nei propri passi.
Le loro vite avrebbero preso una piega totalmente diversa dalla sicurezza quotidiana di un’impiegata e di un traslocatore.
<Non so se riusciremo mai a perdonarci, a tornare, a chiedere scusa! A cosa pensi Luca?>
Una luce accecante li abbagliò <ecco, ci hanno già trovato!> sospirò lui.

Ma cosa sono queste urla? È mia sorella… mi chiama a gran voce!
“Sveglia! Guarda che sono già le otto, non hai sentito il cellulare? Ti ha cercato la tua collega perché non ti ha visto a lavoro!”
Grazie.
Grazie perché non potrei mai accettare di essere una persona tanto cattiva.
Grazie perché la mia malvagità si manifesta solo nei sogni.
Grazie perché, per chi non l’avesse capito, io sono Giorgia.

4 commenti:

  1. ...quando ho letto traslocatore sono morta dal ridere....
    ...inquietante direi...d'ora in avanti non sarò più tranquilla... :/

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  2. finalmente sono riuscita a leggere il tuo racconto sei veramente Brava.. anche se lo sapevo già... ora veloce concentrati e pubblica ancora ...

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  3. Ila... dovevo lasciare qualche indizio...
    cmq dormi sonni tranquilli, lo sai che sono un angioletto! :D

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  4. @Mopa: qualcuno stamattina mi ha detto: Ma che utilità hanno questi blog?
    Io penso che sia un modo come un'altro per comunicare. Idee, sogni, racconti... mi piace scrivere e faccio il possibile per migliorarmi.
    Grazie per i commenti e soprattutto per le critiche, mi aiuteranno a progredire!

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