domenica 28 novembre 2010

TORTA DI MELE

Oggi è stata una giornata inutile... ma bella! Questa affermazione mi ha fatto morire dal ridere, perchè mia sorella ha colto proprio lo spirito di questa domenica.
Abbiamo dato una nota di solennità all'ultima giornata di fiera festeggiando con un bel pranzetto a casa mia, con tutta la famiglia riunita.
Così la mamma ha preparato le lasagne al forno, mia sorella si è occupata degli antipasti e papà ha portato il vino, un ottimo team a lavoro...
Io mi sono occupata del resto, aperitivo, arrosto e dolce...
Nel primo pomeriggio abbiamo sfidato la neve che cadeva copiosa per andare a girare tra i banchetti, prendendoci una bella dose di freddo, ma la tradizione va rispettata! Ho comprato un bel berretto di lana per affrontare le temperature polari che ci attendono nei prossimi mesi e ho cercato qualche strenna tra i banchi tristemente vuoti.

Ultimamente, sarà perchè non ne posso mangiare, mi ritrovo a pubblicare solo ricette dolci: monotematica e decisamente ipercalorica!
Le mele non mancano mai a casa, così la torta più buona dell'inverno è lei, la mitica

TORTA DI MELE RENETTE

Ingredienti:

230 gr. di farina
220 gr. di zucchero (io ho fatto a metà con lo zucchero di canna) + qualche cucchiaio a parte
250 gr. di ricotta vaccina
3     uova
5     mele renette medie
30 gr. di mandorle pelate a granella
1/2 bustina di lievito
1 limone

Preparazione:

Sbucciare e tagliare a fette sottili le mele e bagnarle col succo del limone.
Con lo sbattitore mescolare bene i tuorli, lo zucchero, la ricotta e la farina.
Aggiungere la buccia del limone grattuggiata.
A parte montare gli albumi a neve e aggiungerli al composto insieme al lievito.
Aggiungere 3/4 delle mele e versare nella tortiera.
Ricoprire la superficie della torta con le fettine di mela a raggiera, la granella di mandorle e qualche cucchiaio di zucchero di canna.
infornare a 180° per circa un'ora e 15'


Questa ricetta è una delle tante versioni che ho letto tempo fa in rete, nella mia re-interpretazione di volta in volta aggiungo la vaniglia o la cannella o il rum, in ogni caso l'ingrediente fondamentale è la mela renetta, regina di tutti i dolci autunnali!

domenica 14 novembre 2010

TORTA MORBIDA AL CIOCCOLATO FONDENTE


Questa settimana è volata, troppi impegni si sono accavallati  e mi ritrovo solo ora con qualche minuto da dedicare a me stessa.
Martedì sera, alla libreria in Piazza Duomo, ho conosciuto una delle mie scrittrici preferite: Joanne Harris(...Chocholat...)! Ero come in trance durante l’intervista-presentazione del suo nuovo libro e la sua dedica mi ha fatto un piacere enorme.
Venerdì ero di nuovo a Milano, in veste di accompagnatrice, alla cena organizzata da Giallo Zafferano alla quale era invitata Lucy: 10 food blogger hanno cucinato e mangiato insieme, un’ottima occasione di incontro tra persone con la stessa passione!
Per finire ieri sera ho invitato gli amici a casa per una bella polentata.
Non sto qui a raccontare, ma con mia grande gioia tutti hanno apprezzato la polenta cotta al modo della nonna sulla stufa a legna, nel paiolo di rame e mescolata con il “cané “(bastone di legno ricurvo), condita con sugo di funghi o con fontina valdostana e gorgonzola.
Per il dolce ho pensato ad un classico, ispirato peraltro dalla serata di venerdì: torta morbida di cioccolato.

La ricetta l’ho trovata in rete molto tempo fa, la propongo con piacere perché è semplice e di sicuro successo!
Ingredienti:
150 gr. di burro
50 gr. di panna
200 gr. di zucchero
200 gr. di fondente
4 uova
5 cucchiai di farina di riso
1 punta di lievito
Preparazione:
Sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente e il burro, togliere dal fuoco e lasciare a temperatura ambiente.
Mettere nello sbattitore i tuorli e lo zucchero, mescolare bene per rendere il composto spumoso.
Aggiungere la panna, il cioccolato fuso e il burro e la farina.
Montare gli albumi a neve e aggiungerli al composto.
Per ultimo aggiungere il lievito, versare il tutto dentro ad una teglia imburrata e infarinata.
Mettere in forno a 180° per circa 30-35 minuti.
Sfornare la torta e metterla su una gratella a raffreddare, poi cospargere di zucchero a velo aiutandosi con un colino a maglie strette.

domenica 7 novembre 2010

SCHWARZWALD

La proposta arriva puntuale a fine giugno: 4 giorni in totale relax nella selvaggia Schwarzwald con i miei migliori amici... Quale modo migliore per festeggiare il compleanno?
Quando Geneviève mi ha proposto questo viaggio non ho avuto esitazioni e da subito mi sono messa al lavoro per trovare informazioni dettagliate sulle località che avremmo visitato.
La nostra squadra si è messa in moto: Mario ha prenotato un ottimo hotel nelle vicinanze dell’Europa Park (a Kenzingen per la precisione), Geneviève si è occupata della strada da percorrere e del navigatore, io ho stampato cartine e percorsi “didattici”, ma non per questo noiosi.
Ci aspettavamo la tranquillità della regione franco/tedesca e la bellezza dei suoi paesaggi, ma non eravamo preparati alla sorpresa che ci attendeva.

Venerdì mattina ci ha accolto un Freiburg im Breisgau infreddolito,  sotto l’ombrello, in un’atmosfera gotica e nostalgica.
Abbiamo apprezzato i colorati mosaici dei marciapiedi di fronte ai negozi che suggeriscono la natura delle attività svolte, la piazza del mercato, la cattedrale con la bella torre e il municipio.
Nel pomeriggio la passeggiata al lago Titisee ci ha regalato momenti di serenità totale, anche se il freddo pungente ci ha bloccato il flusso delle emozioni.

Il giorno successivo abbiamo visitato l’Europa park, un ottimo modo di svagare il fanciullino che è sempre vivo dentro di noi, e alla sera, tornando all’Hotel distrutti, ci siamo diretti in pasticceria per ricaricarci con un’ottima fetta di kirsche torte.

L’ultimo giorno il nostro umore si è un po’ incupito  per l’imminente ritorno al quotidiano grigiore, ma un’inattesa scoperta ci attendeva a Strasbourg.
La città ci ha accolto con un naturale benvenuto, il vociare allegro dei turisti mescolato ai movimenti lesti dei suoi abitanti in cerca di buoni affari tra le bancarelle che affollano un intero quartiere.
Attraversato il centro ci siamo diretti al fiume Ill, da cui deriva il nome Alsazia, per la sua navigazione.
La gita alla scoperta della Vecchia Strasburgo in bateau mouche ci ha riempito di commenti entusiasti, ma l’emozione più grande l’ho provata durante la salita del battello sulla prima chiusa: mentre l’acqua riempiva velocemente il canale per farci salire di livello, un viso conosciuto si è affacciato dal ponte che ci sovrastava.
Per un momento sono rimasta senza fiato: la donna che stava assistendo alla scena era la copia di mia madre!
Pur sapendo che non poteva essere lei, che in quel momento era sicuramente in Italia, non sono riuscita a trattenermi dal chiamarla.
Ovviamente la signora non  ha risposto, ma io sono rimasta turbata: non poteva essere solo un caso di somiglianza.
Sfortunatamente la navigazione era ancora all’inizio e io non sono riuscita a scendere per avvicinarmi.
Geneviève mi ha guardato stupita e ho capito che anche lei si è accorta della stranezza di quell’incontro.
La nostra mente è stata repentinamente distratta dalle bellezze della città vecchia, il nostro sguardo seguiva le immagini commentate dalla nostra guida virtuale multi-lingue pre-registrata.
Per il ritorno decidiamo di allungare il giro fino alla nota località termale di Baden Baden.
La delusione aleggia nell’aria e Mario, esprimendo il pensiero di tutti ha esclamato: bella, ma non c’è nulla che valga la pena di vedere! Così dopo aver fatto un fugace giro al Casinò (sfizio del nostro accompagnatore) abbiamo deciso di tornare a Kenzingen.
Mentre attraversiamo il paese una nuova sorpresa: la signora vista a Strasburgo è lì davanti al negozio del paesino! Non riuscendo a trattenermi vado subito da lei e in preda all’agitazione cerco di spiegare, in un tedesco molto zoppicante, il motivo del mio stupore.
Lei subito mi sorride e il volto si illumina, capisco che non centra nulla il caso, e mi risponde in un italiano altrettanto incerto!
La spiegazione è semplice e complicata nello stesso tempo…
Olga mi ha raccontato che circa 60 anni fa sua madre era emigrata da un piccolo paesino della montagna piemontese alla ricerca di fortuna, giunta in quel piccolo paese della foresta nera aveva conosciuto un cuoco, che aveva poi sposato.
Purtroppo, dopo pochi anni dalla nascita della figlia, una malattia  si era portata via la cara mamma e con lei ogni ricordo della famiglia d’origine.
Queste poche parole a mano a mano riaccendevano il ricordo dei vecchi racconti della nonna… il nome Olga, mi disse, le era stato dato proprio per ricordare la sorella della madre, lasciata in Italia.
Il mistero era svelato, a Kenzingen avevo ritrovato la cugina di mia madre, di cui ignoravamo l’esistenza.
Negli anni della guerra purtroppo il servizio postale non era dei più efficienti e,  dopo le prime missive, si era perso ogni contatto, mia nonna aveva così data per scontata la scomparsa della sorella.
Tra le lacrime ci siamo raccontate le nostre vite e ci siamo lasciate con l’invito a visitare l’Italia non appena possibile.

La Foresta Nera ci ha lasciato serenità con la sua armoniosa natura, gentilezza con la sua gente, divertimento con il suo parco a tema, ma soprattutto una grande gioia, quella di ritrovare una parte della mia famiglia, da tempo perduta, in questo piccolo angolo di paradiso.

N.B. Le foto sono state prese in prestito da internet, le mie sono quasi tutte con i miei compagni di viaggio e per questo preferisco non pubblicarle.





lunedì 1 novembre 2010

TORTA ALLO YOGURT FARCITA CON CREMA AL MASCARPONE

In questi giorni di vacanza, con questo tempo freddo e piovoso, sicuramente non manca il tempo per provare a paciugare un po' in cucina.
L'altro giorno a lavoro, mentre gustavo un buon yogurt al caffè mi sono detta: questo si che è un bel dessert!
Così ho avuto un'idea, perchè non provare una bella torta allo yogurt di caffè con crema al mascarpone?
Quasi fosse un tiramisù rivisitato, mixando questi due aromi classici, ho provato questa torta e subito l'ho battezzata "goduriosa", spero che sia all'altezza del nome!
GODURIOSA AL MASCARPONE

Ingredienti per la torta:
2 yogurt al caffè da 125 gr.
1 vasetto (scarso) di zucchero
1 vasetto e ½ di farina
½ vasetto di maizena
½ vasetto (scarso) di olio di oliva
½ vasetto di latte
2 uova
1 bustina di lievito
Ingredienti per la crema:
250 gr. di mascarpone
100 gr. di zucchero
4 tuorli
200 gr. di panna montata
Preparazione:
In una terrina mescolare con lo sbattitore i tuorli e lo zucchero, aggiungere l’olio, il latte, lo yogurt, la farina, la maizena e la bustina di lievito.
Montare gli albumi a neve e aggiungere con delicatezza al composto, mescolando dal basso verso l’alto.
Versare in una teglia con la cerniera, infornare a 160° per circa 40 minuti.
fornare e lasciare raffreddare.
Preparare la crema mescolando con lo sbattitore i tuorli e lo zucchero, aggiungere piano il mascarpone.
Montare la panna e aggiungere al composto sempre mescolando dal basso verso l’alto.
Tagliare a metà la torta, inzuppare con un po’ di caffè poco zuccherato, stendere la crema al mascarpone, ricoprire con l’altra metà.
Inzuppare la parte superiore della torta con il resto del caffè, ricoprire con il resto della crema al mascarpone.
Lasciare riposare in frigo per almeno 2 ore.
In questa versione, dedicata alla festa di Halloween, mi sono divertita a decorare la torta con una spolverata di cacao zuccherato formando un disegno di ragnatela e con un cioccolatino tagliato a metà per il corpo, un alchechengi a formare la testa e piccoli cubetti di frutta candita per le zampette ho creato un ragnetto pronto a catturare la preda!

lunedì 25 ottobre 2010

Mele al forno con torrone di Cremona al profumo di salvia e menta

Le feste ormai si avvicinano e siamo già in trepidazione per tutto ciò che riguarda il "banchetto" che offriremo in queste occasioni festose!
Io personalmente inizio un mese prima, perchè in occasione della fiera autunnale di novembre che si tiene dalle mie parti, invito i miei parenti a pranzo, approfittando della scusa di andare a curiosare tra i mercatini dopo mangiato.
Così sono ero alla ricerca di un dolce sfizioso, ma non troppo pesante, vista l'abbondanza delle pietanze.
Mi sono detta, la regina della frutta di stagione da noi è sicuramente la mela, perchè non approfittare del gusto e del profumo di questa meraviglia?
Così mi sono messa a frugare nella dispensa e ho pensato di abbinare una marmellatina di zucca e zenzero con la sua nota piccante, il dolce gelato con la morbidezza del latte, la crema catalana che adoro, e il meraviglioso torroncino.
Unica  nota stravagante la salvia, che ho apprezzato per il suo aroma.

Mele al forno con torrone di Cremona al profumo di salvia e menta



Ingredienti:
2 mele Golden
Cannella in polvere q.b.
2 cucchiai di marmellata di zucca e zenzero
2 cucchiai di Crema catalana
Circa 50 gr. Di Torrone di Cremona
Zucchero di canna q.b.
Zucchero semolato q.b.
2 cucchiai di Gelato fior di latte
Qualche foglia di salvia e menta

Per la crema catalana:
25 gr. di zucchero semolato
1 tuorlo
10 gr di maizena
1 stecca di cannella
125 ml di latte
1 limone



Preparazione:
Lavate bene le mele, possibilmente provenienti da coltura biologica, e svuotatele con il cava torsolo cercando di allargare un po’ la cavità, per fare spazio al ripieno.
Ponetele in una teglia con un dito di acqua sul fondo e 2 cucchiai di zucchero semolato.
Spolveratele di cannella e mettete dentro le mele  un cucchiaio di marmellata di zucca e zenzero.
Lasciate cuocere il forno a circa 200° per una mezz’ora, lasciatele raffreddare.
Spezzettate il torrone con un batticarne.
Nel frattempo preparate la crema catalana: grattuggiate la buccia di mezzo limone, aggiungendo a poco a poco  il latte, metà dello zucchero bianco e la cannella, quando inizierà a bollire toglietelo dal fuoco.
A parte mescolate il tuorlo, lo zucchero rimasto e la maizena sciolta in poco latte freddo. Aggiungete il latte bollente filtrando con un colino, continuando a mescolare.
Bollite ancora per qualche minuto e lasciate intiepidire, mescolate un cucchiaio di torrone sbriciolato alla crema e riempite una mela,  lasciatela in frigo per almeno un’ora; cospargetela di zucchero di canna e passatela sotto al grill del forno per un minuto circa per caramellare.
Riempite l’altra mela con gelato al fior di latte misto al torrone sbriciolato.
Lavatele foglie di salvia e menta e asciugatele con un canovaccio, versate un albume in una ciotola e sbattetelo leggermente con una forchetta, con un pennello spalmatelo sulle foglie, facendo attenzione che sia uniforme, fatele asciugare per circa 15 minuti, poi cospargetele di zucchero semolato e lasciate asciugare per bene.
Guarnite con  il caramello che si è formato sul fondo di cottura delle mele:  per la mela con il gelato apporre le foglie di menta al centro, per la mela alla crema catalana usare la salvia.

Con questa ricetta partecipo al concorso "Cremona è Torrone e Torroni 2010"

giovedì 21 ottobre 2010

MINESTRONE DI FARRO IN CREMA DI ASPARAGI

Lo ammetto, se non avessi vissuto l'entusiasmo di Lucia http://ticucinocosi.blogspot.com/ per questa nuova avventura di "internauta culinaria", non avrei mai pensato di aprire un blog.
Oggi sono due, uno dedicato al mio amore per la scrittura e la lettura, e uno dedicato al mio amore per il cibo e ciò rappresenta, in primo luogo l'amicizia.
Il modo migliore di stare insieme, il più ovvio, è quello di andare a cena.
Ci si ritrova a casa delle amiche, al ristorante, in pizzeria e con la scusa del cibo si crea un'intimità che altrimenti sarebbe negata.
Così abbiamo iniziato, anni fa, una tradizione di cene tra colleghe, chi porta il primo, chi il secondo e chi il dolce: ogni volta avanzano montagne di manicaretti pronti a sfamare un intero esercito di mariti, figli e familiari anche il giorno dopo!
Gli amici sono sempre i benvenuti nelle feste e nelle occasioni di ritrovo.
I parenti sono compagni di mille mangiate festose.
E' dunque a tavola che trascorriamo i giorni più lieti? Forse sto esagerando, però il detto "a tavola non si invecchia" è sicuramente uno dei miei preferiti, anche se più che a tavola io sto ai fornelli :)
Per fare un omaggio a Lucia sicuramente la prima ricetta pubblicata sarà quella che partecipa al suo contest: un bel minestrone!




MINESTRONE DI FARRO IN CREMA DI ASPARAGI
Ingredienti per 4 persone:
500 gr di farro
Un mazzo di asparagi
1 uovo
1 dado vegetale
Fontina valdostana Dop q.b.
Olio evo al peperoncino
Sale
Burro q.b.
Pepe q.b.
Panna da cucina q.b.

Preparazione:
Pulire gli asparagi, avendo cura di togliere la parte del gambo più legnosa, passarli il padella col burro fuso, salare e pepare a piacere.
Preparare un uovo sodo, di cui verrà utilizzato soltanto il tuorlo.
Nel frattempo preparare il brodo con il dado vegetale.
Appena gli asparagi saranno raffreddati passiamoli nel mixer, aggiungendo un cucchiaio di panna per rendere il composto più fluido e il tuorlo sodo.
Far tostare il farro in una pentola dal fondo spesso con un po’ di olio evo al peperoncino. Non appena sentirete l’aroma che si sprigiona dal cereale aggiungete la crema di asparagi e il brodo vegetale.
Lasciar bollire per circa 15 minuti a fiamma moderata.
Servire caldo  aggiungendo, a piacimento,  una spolverata di fontina valdostana dop grattugiata e un giro di panna.

IL RIPOSO



Al mattino mi accogli
morbidamente tra le braccia.
Quando ti lascio,
freddamente mi saluti.
Sola percorro la via
che mi allontana da te.
Al ritorno
l’unica mia certezza
è il tuo caldo saluto,
quando siedo
sulle tue ginocchia forti.
Il mio pensiero corre
al sabato,
quando sfinita
mi addormento su di te.
E allora penso
che il giorno in cui
i miei occhi si posarono
sul tuo corpo
fu Amore.
Oggi ti offro
questa ode
caro compagno
del mio riposo.
L’unico sarai per me,
Divano mio!

CI HO PRESO GUSTO!

Un solo blog non mi bastava.
Mi sono detta: ma in un blog di viaggi, di sogni e di racconti posso pubblicare anche le ricette?
Ovviamente no.
C'è un filo logico in tutte le cose che faccio, anche se non sempre mi è chiaro.
Così da oggi intraprendo questa nuova avventura per condividere e copiare le nostre creazioni culinarie.
Il titolo è un ricordo di mio zio che mi nominava una coppia di amici definendoli Baletto e Rustìa, cioè castagna bollita (baletto) e caldarrosta (rustìa).

martedì 12 ottobre 2010

ISTINTO PRIMORDIALE

Luca si alzò chiacchierando dalla poltrona e andò verso il tavolino di rattan per appoggiare la tazza da cui aveva appena bevuto una tisana.
Un movimento brusco della mano la fece però cadere sul pavimento.
Invece di raccogliere i cocci e tornare al suo posto accanto a Giorgia si mise a guardare la strada che spariva in un tornante proprio sotto la casa della nonna di lei, dove stavano pigramente trascorrendo la calda serata estiva.
Giorgia non si era accorta di nulla, ma qualcosa aveva distratto il suo amico.
Lui era un ragazzo simpatico e allegro, con un fisico atletico e un carattere forte.
<Ma cosa sta succedendo?> chiese preoccupato.
<Non capisco> fece lei.
Giorgia era una giovane di bell’aspetto, alta ed elegante, dai modi gentili.
<Si sta avvicinando un’auto ad una velocità folle, a giudicare dal rombo del motore> disse Luca.
La ragazza si sporse dal balcone per vedere meglio la scena.
Un camion coperto da un telone logoro iniziò a sbandare  nella curva e dopo una  brusca manovra si schiantò contro il muretto di protezione.
Durante il trambusto quasi tutto il carico si sparse sull’asfalto.
I due giovani si lanciarono incontro al veicolo per dare un primo soccorso all’autista, ma lui li sorprese e si avventò ferocemente verso di loro.
Con una rudimentale frusta, usata al pari di un’arma di distruzione, si lanciò all’attacco con una forza inaspettata, vista la corporatura esile e l’età avanzata.
Questo atteggiamento inspiegabile li mise in difficoltà, la sorpresa li bloccò per qualche istante, ma la loro superiorità era netta, soprattutto durante un corpo a corpo. Così, brandendo la più rudimentale delle armi, una pietra appuntita, si scagliarono contro il pazzo assalitore.
La furia con cui si difesero mutò in breve in attacco.
Li assalì un moto rabbioso e immediatamente si misero colpirlo con precisione e freddezza alla gola, in breve gli staccarono la testa, ma stranamente il sangue che li imbrattò era poco e fluido.
Appena terminata l’operazione si resero conto di aver commesso un omicidio, non più per legittima difesa, ma per punire rabbiosamente l’affronto dell’aggressione.
La ragione li mise immediatamente davanti all’evidenza: sicuramente nessuna attenuante sarebbe stata loro concessa per questo cruento delitto.
Dovevano liberarsi del corpo.
Giorgia, terrorizzata dalla propria reazione, prese in considerazione la possibilità di costituirsi e chiamare i carabinieri, Luca freddamente decise che sarebbe stato meglio bruciare il cadavere per eliminare le prove.
Il problema successivo era far sparire il camion.
Salendo sulla vettura, che era molto vecchia e cadente, la ragazza non riuscì a trovare i comandi di accensione delle luci e la retromarcia faticò ad ingranare, così pure la guida risultò più problematica del previsto.
Improvvisamente da sotto una coperta logora spuntò una bambina sporca e spaurita che tremava e non riusciva a capire il motivo di tutta quella confusione.
Cercò di camuffare il camion nel cortile e vedento le carabattole cadute  sparse ovunque, scatole, palloni, merce varia, si rese conto che era  impossibile ripulire la scena in poco tempo.
Ormai il pensiero dell’assassinio non era più al primo posto, ora la priorità era nascondere tutto ciò che poteva collegarli al delitto.
Salendo in casa sentirono delle voci in avvicinamento. Era Maria, un’amica di famiglia con la figlia Daniela.
La tensione era al massimo e cercando una via di fuga urtarono qualcosa.
Era la piccola orfana che stava cercando un rifugio.
Ormai lontani i due si fermarono per un attimo.
<Sicuramente avranno già dato l’allarme. Dobbiamo fare in modo di allontanarci il più possibile> disse il giovane.
<Dimmi che non è successo a noi, dimmi che è tutto un incubo!> esclamò la ragazza.
La sua mente iniziava solo in quel momento ad elaborare l’accaduto.
<Mi chiedo com’è possibile che due persone come noi si siano lasciate andare ad un gesto così crudele!>
<Giorgia, lascia fare a me, non ti preoccupare, saremo presto fuori da questa situazione, è stato tutto un tremendo errore!> rispose lui.
Le ore trascorsero veloci, non lasciando il tempo per riflettere, il loro unico pensiero era la fuga.
Non essendo criminali il cervello non riusciva a guidarli, distratto dal senso di colpa, e impacciati continuarono a inciampare nei propri passi.
Le loro vite avrebbero preso una piega totalmente diversa dalla sicurezza quotidiana di un’impiegata e di un traslocatore.
<Non so se riusciremo mai a perdonarci, a tornare, a chiedere scusa! A cosa pensi Luca?>
Una luce accecante li abbagliò <ecco, ci hanno già trovato!> sospirò lui.

Ma cosa sono queste urla? È mia sorella… mi chiama a gran voce!
“Sveglia! Guarda che sono già le otto, non hai sentito il cellulare? Ti ha cercato la tua collega perché non ti ha visto a lavoro!”
Grazie.
Grazie perché non potrei mai accettare di essere una persona tanto cattiva.
Grazie perché la mia malvagità si manifesta solo nei sogni.
Grazie perché, per chi non l’avesse capito, io sono Giorgia.

sabato 9 ottobre 2010

PARIS, je t'aime!

PARIGI
Sabato 05.12.2009 -  Martedì 08.12.2009
Ila, Ste e Patty

Ho deciso di raccontare la nostra avventura a distanza di qualche tempo, per fissare bene nella memoria lo stupore, le emozioni, i particolari, che col ricordo assumono un colore più intenso.
La proposta di partire alla scoperta della “Ville Lumière” è stata accolta all’unanimità, essendo la capitale europea più “charmant”, seconda per bellezza solo a Roma, a parer mio.
Vincente la scelta di partire alle 3.30 di sabato mattina, in quanto non abbiamo trovato traffico, nonostante il previsto movimento di massa per il ponte dell’Immacolata.
Arrivati al traforo del Monte Bianco poca neve ai margini della strada e poca coda all’entrata, un ottimo inizio!
Dopo qualche tappa in autogrill  alle 13,30 siamo arrivati a Parigi (ogni qualvolta mi reco in Francia mi stupisco della mancanza di macchinette per il caffè  nelle aree di servizio e del costo esorbitante della bevanda allungata “surrogato” del nostro espresso).
Il colpo d’occhio iniziale è la periferia, alti palazzi tutti uguali e tristi; delusi e nel contempo eccitati ci dirigiamo verso il centro: Places des Vosges ci dà il benvenuto.
Dopo circa un’ora e mezza di ricerca del parcheggio abbiamo optato per un garage a pagamento in una viuzza un po’ malridotta… incrociando le dita per la sorte della BMW di papà Giovanni.
Dopo aver pagato 65€ per 3 giorni (ma potete restare anche tutta la settimana…) ci siamo diretti verso l’Hotel International, per fortuna molto vicino alla via dove avevano lasciato l’auto.
L’accoglienza è stata veramente molto cortese, anche se l’addetto alla reception non parlava italiano.
Dopo il disbrigo delle formalità burocratiche e il pagamento delle camere ci siamo diretti al 5° piano (ascensore rotto, con relativo sconto sul soggiorno) e per un’oretta siamo rimasti a riposo.

Ed ora inizia il tour parigino!

Primo giorno sabato 5 dicembre
Place de la Bastille con vista sull’Opera Bastille e contorno di manifestanti con bandiere e fischietti…
Dopo aver sbagliato direzione in Rue s. Antoine ed esserci allontanati un sacco dalla nostra tappa successiva (Place des Vosges) optiamo per la metro e ci dirigiamo  verso la chiesa di St. Paul e St Louis, in Rue de Rivoli.
Attraversando il Marais sotto la pioggia in un’atmosfera surreale e romantica, ci incamminiamo verso le Centre d’Art et de Culture Georges Pompidou… il commento di mia sorella è perentorio: non l’ho mai visto! Che cos’è? È un’opera di Renzo Piano, centro espositivo d’arte, un pezzo di Italia nel centro di Parigi...
Poi tappa all’Hotel de Ville, uno splendido edificio  con giochi di luci spettacolari… (Ilaria sta pensando di chiedere il trasferimento al municipio di Parigi)! La Conciergerie e la  St. Chapelle le vediamo  solo di sfuggita e dall’esterno.  Nelle vicinanze troviamo la Tour Saint Jacques, con le reliquie di San Giacomo.
A questo punto decidiamo di fare una variazione sul programma per cenare nel quartiere latino in un piccolo ristorante molto accogliente, gustando i piatti consigliati dallo chef: zuppa di pesce e agnello al forno.
Poi subito a dormire, dobbiamo recuperare la stanchezza del viaggio!

Secondo giorno domenica 6 dicembre
Euro Disney (un ragazzo in metropolitana ci ha prestato la sua carta di credito per fare il biglietto… I francesi sono stati tutti molto cortesi con noi!)
Alle 12 l’hotel 4 stelle tutto rosa ci accoglie con maestosità e ci dà il benvenuto in questo mondo fantastico.
I Pirati dei Caraibi, la Casa Stregata, il Battello sul Mississipi, il Trenino nella miniera, il Minimondo canterino, il labirinto di Alice, le tazze, Aladdin, Peter Pan, Pinocchio, Biancaneve e i Sette Nani, La casa di  Robinson Crusoe e la parata finale luminosa ci hanno rasserenato e divertito.
Senza tralasciare i vari Disney shop per i souvenir! Per ultimo lo spettacolo di luci sul castello della bella addormentata, con relative foto e video, veramente molto bello.
Guardando l’orologio ci accorgiamo che abbiamo passato 10 ore all’interno del parco e non siamo ancora sazi!
La giornata è trascorsa molto velocemente e arrivati all’hotel non vediamo l’ora di coricarci.

Terzo giorno lunedì 7 dicembre
L’Opera Garnier, Place Vendome in lontananza e la Madeleine, una delle chiese più antiche della città.
Imboccando rue Royale vediamo  una piazza enorme: Place de la Concorde con il suo obelisco e le fontane. Sulla nostra sinistra, oltre la strada, scorgiamo les Tuileries e la ruota panoramica.
Girando verso destra arriviamo ad un incrocio di una grande strada alberata, sono i  famosi Champs Elysées (Avenue des Champs Elysées).
Troviamo ad accoglierci i  mercatini di Natale, cedendo alla gola mi gusto un  gouffre alla nutella delizioso, e approfittiamo  per comprare qualche piccolo ricordo per gli amici.
L’Arc de Triomphe du Carrousel domina il nostro sguardo.
Alla nostra sinistra vediamo apparire un grande edifico con una cupola e uno simile di fronte: sono il Grand Palais e il Petit Palais.  
Percorrendo la strada tra i due palais scorgiamo nelle vicinanze un ponte: Pont Alexandre III,  uno dei più belli della città.
Attraversandolo arriviamo di fronte ad una imponente struttura, l’école militaire, oggi chiusa al pubblico e blindata in occasione di una visita ufficiale di alcune autorità militari.
Dietro a questo edificio sorge Les Invalides, verso il quale ci dirigiamo per visitare il Museo della Guerra e la tomba di Napoleone, che purtroppo scopriamo essere chiuso di lunedì.
La tappa successiva è la cattedrale di Notre Dame, immensa nella cornice della sua piazza; dopo circa  un’oretta di coda saliamo sulla torre, vincendo la ritrosia dovuta alle mie vertigini: la vista che si propone ai nostri occhi ci ricompensa subito della fatica.
Les Gargouilles, les Chimères, e gli altri mostri a protezione dei bastioni ci sorvegliano con sguardo truce, ma a noi risultano molto simpatici, quindi ne approfittiamo per effettuare un servizio fotografico piuttosto scherzoso.
Dopo questo tuffo nel passato rivivendo le avventure di Quasimodo e Esmeralda, reminiscenza scolastica dall’opera di Victor Hugo, decidiamo di proseguire alla volta del Louvre.
Entriamo dal cortile interno e proseguiamo fino alla famosa Pyramide che segna l’accesso al museo.
Purtroppo il tempo a disposizione è veramente poco, dunque decidiamo di visitare solo il padiglione italiano, la nostra cara Monna Lisa è ovviamente la regina del tour del musée.
Gli affreschi di Botticelli, i quadri di Leonardo (su tutti la Vergine delle rocce) e quelli di Caravaggio mi tolgono il fiato al pari di un attacco della Sindrome di Stendhal.
Alle 19 decidiamo di recarci alla Tour Eiffel per una visita notturna non tenendo conto del desiderio diffuso tra i turisti di vivere lo stesso momento magico! Arrivati ai piedi dell’imponente struttura ci rendiamo conto che la coda sarebbe durata circa 3 ore (anche per la chiusura di due ascensori) e delusi, desistiamo.
La torre però ci sorprende: mentre decidiamo di allontanarci, allo scoccare delle 20 inizia un gioco di luci molto bello, anche questo documentato a dovere da video e foto.
Decidiamo di tornare al Quartiere Latino, una garanzia in fatto di ristorazione,  per trovare un locale tipico che offre come “specialità alpine” Raclette e Fondue, veramente ottime.
Quarto giorno martedì 8 dicembre
Sacré Coeur. Dopo qualche fermata di metropolitana, fedele compagna di tutto il weekend, arriviamo a Montmartre e ci dirigiamo verso la basilica.
Per salire “ a la butte” (la collina) non facciamo certo le scale: appena arrivati nella piazza ai piedi della basilica saliamo sulla funicolare.
L’ultima tappa parigina è il Moulin Rouge, celebrato da racconti e film, oggi in restauro, ma ancora in auge.

Il nostro viaggio finisce qui.
Anche questa volta siamo riusciti a coniugare il sacro al profano, il divertimento al brivido, la stanchezza al riposo, insomma ricorderemo per sempre questa vacanza francese breve, ma intensa.

mercoledì 6 ottobre 2010

Un mese con Montalbano

Ho appena terminato la lettura (o meglio la ri-lettura) del libro di Camilleri "Un mese con Montalbano".
Posso dire che da sempre sono un'amante della Sicilia, degli odori, dei sapori, della gente della trinacria e, dalla prima pubblicazione, sono un'attenta lettrice-ammiratrice del commissario Montalbano.
Scaltro, colto, giusto, sanguigno, perspicace poliziotto e fedele compagno.
Ancora una volta Camilleri ci tiene sulla corda con trenta racconti, alcuni di poche righe, altri di qualche pagina, tutti così coinvolgenti da trattenere il respiro.
Ammetto di essere di parte e non volendo sconfinare nell'adulazione scrivo solo quello che ho appuntato sulla prima pagina del libro la prima volta che lo lessi, nel luglio 2003: la lettura non è durata un mese, ma molto meno... non riuscivo a smettere di leggere!

martedì 5 ottobre 2010

INCEPTION - Il nuovo film con Leonardo di Caprio

INCEPTION

Domenica sera siamo andati a vedere “INCEPTION” con Leonardo di Caprio.
Sinceramente avevo dei preconcetti, che si sono immediatamente rivelati infondati.
Il tema del film mi è assai caro: il mondo dei sogni.
Il protagonista è un ladro di sogni che ha scovato il modo di entrare nella mente delle persone, ovviamente dietro lauto compenso, durante il momento di maggiore debolezza: il sonno.
Visto l’argomento trattato temevo che fosse più difficile da seguire e da capire, invece il film scorre veloce, senza intoppi e con qualche colpo di scena.
Il sogno nel sogno, nei tre livelli affrontati dai protagonisti, ricorda un videogioco.
La missione, quasi impossibile, di influenzare una mente umana facendo credere al soggetto che l’idea sia sua, alla fine riuscirà, ma al protagonista costerà dolore e sacrificio.
Molte volte mi sono risvegliata da un sogno certa fosse realtà,  e al momento di aprire gli occhi il trauma è sempre forte.
La percezione delle emozioni secondo me è molto accentuata, proprio perché le nostre difese si abbassano, così il dolore è lancinante e la gioia sconfinata.
E se la vita che stiamo vivendo fosse un sogno? E se la morte fosse il solo modo di svegliarci?
Il mio giudizio è buono, il regista ha trovato un ottimo equilibrio, non ha voluto strafare e questo secondo me è il punto di forza della pellicola.
Sicuramente lo consiglio.